sabato 19 novembre 2016

Teatro Magico


TEATRO MAGICO

INGRESSO LIBERO
SOLO PER PAZZI



Il lupo della steppa fece un enorme sforzo di altruismo a fermarsi e a comunicare a gli altri che stava per crollare tutto. Presto o tardi sarebbe crollato sicuramente tutto. I segnali c'erano ed erano evidenti a pochi mentre i più li chiamavano "crisi"... erano crepe invece. La capacità innata di analisi oggettiva e al giusto livello di astrazione gli aveva consentito di vedere e unire tutti i puntini...

L'economia dominata da chi detiene solo i numeri di questa e con questi gioca.
L'industria che come fine ha solo la pubblicità.
La scienza assoggettata al mercato.
La politica fatta solo di personalismi autoreferenziati.
La cultura solo se economicamente remunerante e quindi becera e di massa.
Conformismo dell'anticonformismo.
Il lavoro come ricatto.

Non erano evidenze di una crisi ma crepe profonde e larghe di quelle che non si possono riparare.
E quindi la speranza del lupo della steppa era che tutto crollasse e che crollasse quanto prima.
Sapeva che il crollo avrebbe prodotto danni e dolore ma sapeva anche che era inevitabile e che l'agonia che si viveva da tempo era solo una procrastinare l'inevitabile.
Intuiva anche che dopo il crollo, dopo il dolore, dopo ... c'era speranza. Speranza di qualcosa di meglio di qualcosa ad un livello adeguato per lui e che avrebbe elevato anche il livello di tutti.

Nel suo pessimismo era un ottimista perché era arrivato, dopo una evoluzione interiore a intuire il modo giusto di usare le cose: i mezzi tecnologici e la cultura erano arrivati a livelli eccelsi ma venivano declinati nelle forme più infime per disinnescarli dai loro poteri eversivi. Il sistema aveva paura degli strumenti che la scienza aveva creato e messo a disposizione di tutti, con il potere del mercato dalla sua ha fatto in modo che questi fossero innocui.
La scienza e la tecnologia, la cultura e l'arte diffusi ci avrebbero salvato. Avrebbero salvato tutto e tutto. Ma come ogni grande rivoluzione doveva essere traumatica, non vedeva alternative.

Ora il suo pensiero si soffermava spesso su una sola domanda: 

Quale doveva essere il suo ruolo ?



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lunedì 14 novembre 2016

Fibra ottica in tanti paesi della Puglia


Bello, bellissimo: anche qui da noi, nel profondo meridione d'Italia avremo la "larga banda" come a Milano, Roma... non se ne parla solo sui giornali ma hanno scavato, hanno posato ed hanno ricoperto il prezioso filamento ottico.
Ma mi sono subito posto una domanda alla quale non ho ancora trovato risposta: cosa farne ?
Saremo, al solito, passivi utenti/consumatori o potenziali clienti dei vari operatori che da oggi avranno un motivo ed un argomento in più per contattarci e farci le loro offerte ? O potremmo essere attivi e usarla per costruire e fornire contenuti anziché comprare, cioè vederla davvero come una opportunità ?
In questo settore, purtroppo, sta accadendo una cosa strana: anni fa, quando si viaggiava a 33 kb/s, ci raccontavano che nel futuro avremmo avuto molta più banda e tanti servizi: lezioni universitarie in streaming, telelavoro, servizi sanitari remotizzati.
Di tutte queste previsioni si è avverata, o meglio si sta avverando, solo quella sulla bada larga; la previsione più "commerciale". I servizi dove sono ? I vantaggi ad essere raggiunti da questa "autostrada dell'inforazione" quali sono ? Davvero abbiamo atteso così tanto solo per aggiornare il profilo facebook più velocemente ? Dai !!! Inventiamoci qualcosa, tanto non costa nulla. O è proprio questo il problema: siamo stati disabituati ad inventare perchè questa attività non costituisce "consumo" come invece un bell'abbonamento al servizio di Adsl su Fibra.
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domenica 30 ottobre 2016

L'essenziale

L'essenziale

Cosa è essenziale ? Davvero essenziale.
Una famiglia, una casa, un lavoro.
Una o due auto, uno smartphone di ultima generazione, la moto.
Una casa al mare, le vacanze in posti da sogno, la barca.
E per "mantenere" tutto questo e un adeguato tenore di vita bisogna lavorare tanto.., tantissimo. Talmente tanto che non lo si può fare da soli, c'è bisogno di auto. Ci vuole una azienda, ci vogliono dei dipendenti. Entrambi portano costi e il "caro socio", lo Stato, pretende di tutto il 50%.
E allora bisogna chiedere sacrifici ai collaboratori, contratti di merda, stipendi da fame, straordinario non retribuito. Basta convincerli che sono fortunati che hanno un lavoro.

Capacità, talento, tanto impegno ed un pizzico di fortuna possono portare ad avere tutto o quasi tutto questo. Ma a quali costi ?
Gestire la pressione non è facile e qualche striscia può aiutare, ma solo una ogni tanto. Solo che quel "ogni tanto" non lo gestisci più tu, già dalla prima volta.

Questo è il modello che l'evoluzione, o supposta tale, ci ha imposto. Imposti sono il modello e l'evoluzione.

Non riesco a giudicare se sento più insopportabile l'imposizione o il modello ma mi è sicuramente evidente il fatto che non si possa parlare di evoluzione a mio avviso.

La fatica nei campi era tanta, tantissima all'inizio del secolo scorso. Poi abbiamo inventato la tecnologia che ci ha fatto man mano evitare la fatica ma l'abbiamo gestita male. Grazie alla tecnologia si possono migliorare tante cose ma la tecnologia sono solo strumenti che vanno usati in maniera corretta e vanno distribuiti e non concentrati in poche mani.
La tecnologia attuale, l'evoluzione tecnologica che c'è stata negli ultimi trenta anni, se applicata ad i processi prettamente produttivi, di beni e servizi, ci avrebbe portati tutti ad avere una qualità della vita migliore. Al contrario siamo stati indirizzati a "dematerializzare" i nostri bisogni in modo tale che fossero fornibili da sempre più poche fonti. A me è divenuto tutto evidente, ma comprendo la difficoltà del lettore a capire a cosa faccio riferimento e quindi faccio degli esempi.

Abbiamo bisogni più o meno primari, i primari sono quelli di vestirci, cibarci ed avere un riparo, una casa. In riferimento a solo questi 3 bisogni vorrei fare un confronto con la metà del secolo passato e fra chi soddisfaceva quei bisogni allora e chi oggi. Gli abiti erano prodotti da sarti locali o da piccole/grandi aziende nazionali numerosissime. Oggi i marchi sono tanti ma la produzione avviene quasi completamente altrove e in pochissimi centri di produzione. Il cibo viene distribuito da catene sempre più globalizzate e tentacolari con l'accentramento in pochissimi marchi della così detta grande distribuzione. Le nostre abitazioni, per motivi fisici, vengono costruite da ditte locali ma con materiali appartenenti sempre più ad una industria globalizzata. Una volta costruite i vari passaggi "di mano" avvengono grazie a società che gestiscono semplicemente il "titolo di proprietà" che sono sempre più ridotte e centralizzate.

Ci hanno allontanati dalla produzione e dalla proprietà di ciò che soddisfa i nostri bisogni primari, tanto più quelli secondari.

Parliamo di denaro, in quanto indicatore per i più di ricchezza o povertà: il denaro non esiste. Esistono dei numeri nei sistemi informativi delle varie banche centrali e questi numeri possono dire se si è in positivo o in negativo. I crediti e i debiti sono dei record di un file. Facilmente interrogabili e distribuibili, modificabili.
Chi ha tanti soldi è portato a evitare, per questioni fiscali, di possedere direttamente tutto ciò che usa. L'auto intestata ce l'abbiamo noi morti di fame, i ricchi hanno le auto in leasing, le barche in leasing, le case intestate all'immobiliare... direttamente non posseggono nulla se non azioni di qualche società... numeri anche questi. Ma guardiamo ai paesi, anziché guardare alle persone: quelli più poveri del mondo hanno debiti enormi con l'occidente... debiti anche questi rappresentati solo da numeri.
E se scomparissero le banche, anzi, i loro sistemi informativi ? Saremmo tutti più ricchi o più poveri ? Avremmo ciò che abbiamo, ciò che è nelle nostre mani, ciò che concretamente ci appartiene o sentiamo nostro, ma ci sentiremmo privati di tutto ciò che possedevamo virtualmente e torneremmo a concepire l'essenziale.


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